Leggendo l’articolo “URSS: il fallimento dell’utopia?” si SB OnLine, su certi punti trattati dall’autore ho sentito l’esigenza di fare alcune precisazioni con la massima umiltà, consapevole che, per padroneggiare certi argomenti storici così complessi, siano necessari approfondimenti e studi che, ammetto, non ho (ancora) fatto.
Tuttavia secondo me l’articolo si basa su un’idea sbagliata in partenza: il comunismo nell’unione sovietica e in altri paesi ha fallito, quindi dovrà essere considerato per sempre un’utopia irrealizzabile. Ecco, su questo non sono d’accordo!
Cerco di osservare la realtà che mi circonda e quello che vedo nell’alternativa a quel modello sovietico, cioè la società capitalista in cui viviamo, non mi piace: squilibri sociali e povertà. Quindi in fatto di fallimenti anche il Capitalismo ha commesso e commette tuttora i suoi errori e orrori. Vorrei quindi approfondire le idee di uguaglianza che sono alla base del comunismo, senza fermarmi davanti agli errori commessi in passato. Vorrei studiarlo a fondo e farmi una mia idea personale e so che ci vorrà del tempo.
Per ora mi permetto di controbattere ad alcune parti dell’articolo sulla base di quello che so e che ho studiato in passato.
In neretto ho indicato le parti dell’articolo in questione che vorrei discutere e a seguire le mie considerazioni.
“…ma è dopo la Rivoluzione di Ottobre guidata appunto da Lenin che si ha un vero e proprio colpo di stato, infatti Lenin abolisce l’Assemblea costituente della Russia e fonda il Consiglio dei Commissari del popolo…”
Se Lenin avesse eseguito un colpo di stato, non avrebbe creato i Soviet, comitati a rappresentanza popolare. Colpo di stato e Rivoluzione sono eventi simili per quanto riguarda l’utilizzo della violenza ma estremamente differenti negli obiettivi che si propongono. Il primo privilegia una ristretta classe ed è attuato da pochi esponenti con l’intenzione di sovvertire uno stato democratico con l’ausilio delle forze militari (vedi colpo di stato cileno di Pinochet), la seconda si propone di abbattere le diseguaglianze sociali ed estendere i diritti al popolo, ed è sostenuta in pieno dal popolo stesso.
“…Per sancire il fallimento del socialismo nell’Unione Sovietica basterebbe prendere in considerazione che la Russia era una stato monopartitico e dunque una dittatura…”
Lenin seguiva il modello di rivoluzione Marxista che prevedeva – come accadde in precedenza nella rivoluzione francese (durante il Terrore) – un periodo di eccesso di forza necessario a proteggere la rivoluzione dagli attacchi esterni, periodo che avrebbe dovuto essere superato in una transizione verso forme democratiche (dalla dittatura del proletariato alla società senza classi). Lenin muore prima che questo accada e dunque non possiamo sapere come avrebbe affrontato davvero la situazione. Possiamo però dire che Lenin non amava Stalin, anzi lo riteneva un uomo rozzo e violento, due qualità che – a detta di Lenin – non lo rendevano adatto alla politica.
“…Non la libertà concepita in modo puramente formale, limitata e regolata dallo Stato, un eterno inganno che in realtà non rappresenta altro che il privilegio di alcuni fondato sulla schiavitù degli altri…”
Ovviamente il sogno di Bakunin di creare una società priva di stato e di obblighi sarebbe idealmente perfetto, purtroppo quest’idea presuppone un senso di moralità così elevato che poco si adatta alla natura dell’uomo.
“…Per fare ciò lo stato espropriò tutte le fattorie dei piccoli proprietari terrieri che però si opposero alla collettivizzazione e quindi per ordine di Stalin

Caricatura che attribuisce a Stalin la morte violenta (con un colpo di piccozza sul cranio) dell’oppositore comunista Trockij
questi piccoli proprietari terrieri vennero quasi completamente sterminati tra esecuzioni e deportazioni nei Gulag, i campi di concentramento sovietici…”
Sono assolutamente d’accordo con te sul fatto che Stalin fosse un dittatore solamente interessato al suo potere personale. Proprio per questo non possiamo affossare un’ ideologia in base all’esperienza – seppur negativa – di un solo uomo. D’altra parte è noto che i principali oppositori politici di Stalin erano essi stessi comunisti e che Stalin fece assassinare Trotsky andandolo a scovare addirittura in Messico, dove si era rifugiato per sfuggire alla sua violenza.
“…Il socialismo purtroppo resterà per sempre un fallimento e un’utopia se lo si realizza nella violenza e lo si impone con la forza come è successo ai tempi dell’Unione Sovietica…”
Purtoppo in ogni rivoluzione è necessaria una certa quantità di violenza come insegna la Rivoluzione Francese. Il periodo finale del terrore di Robespierre, spietato e violento, non toglie importanza al fenomeno della rivoluzione francese, fondamentale nell’abbattimento della disuguaglianza e del privilegio dell’ Ancien Régime. Così anche la rivoluzione russa resta un fenomeno fondamentale nella distruzione della società feudale dello zar e nell’affermazione degli ideali di uguaglianza sociale, purtroppo successivamente in parte traditi.
Ci sono stati in passato casi in cui si è tentato di instaurare il Socialismo seguendo le regole democratiche delle elezioni, come ad esempio nel Cile del socialista Salvador Allende ma quella esperienza fu soppressa nel sangue dal golpe militare del generale Pinochet, che instaurò una feroce dittatura militare: torture e morti efferate per migliaia di cileni…
DAVIDE MICUCCI, 3B ESABAC
One Comment
matteo virgili
Sono pienamente d’accordo con questa risposta: nel nostro paese ci siamo ancora squilibri nella società e da parte dello Stato non c’è un grande aiuto alle società che hanno bisogno di denaro per sopravvivere, soprattutto in “questa tempesta COVID”…