Steve Cutts: “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra Umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”
Anno dopo anno si continua la lotta contro le dipendenze tecnologiche ed il cyberbullismo. Sfortunatamente questi atti stanno segnando e, non poco, la nostra adolescenza. Avanzati mezzi tecnologici diventano lame a doppio taglio, e il fenomeno è virale, è GLOBALE.
Dal 2016, l’associazione nazionale “Dipendenze Tecnologiche GAP”, grazie ai vari progetti realizzati e con l’intervento di relatori esperti sul tema delle nuove dipendenze, prova a dimostrare in conferenze al grande pubblico come sono cambiate le relazioni (personali, familiari, di coppia) con l’affermazione di nuove tecnologie: ma queste innovazioni cambiano realmente il nostro processo mentale e dunque il nostro linguaggio, le nostre dinamiche interpersonali?
Data l’importanza di questo argomento, sono state realizzate delle giornate nazionali dedicate ad esso: ad Ancona a partire da Dicembre 2017, in un primo incontro avvenuto presso l’Università Politecnica delle Marche, fino ad oggi, in meeting avvenuto via webinar, causa precauzioni Covid-19.
La 3B ESABAC con alcune prof. ha affrontati e discussi tali temi, le dipendenze tecnologiche ed il cyberbullismo. Il clou della questione è stato quello concernente il comportamento all’interno del nucleo familiare, ovvero la dinamica tra figli e genitori, e come aprire un dialogo.
La Preside del nostro Liceo Savoia Benincasa, durante questo meeting, ha raccontato una vera e propria “mitologia”, ossia quella dei nativi digitali: i ragazzi di oggi sono nati in un mondo sviluppato e pieno di nuove invenzioni tecnologiche, di conseguenza sono molto più abili con i dispositivi elettronici (smartphone, tablet, computer, cuffie bluetooth, etc.), mentre i loro genitori sono definiti “boomers” dai giovani, poiché sono meno capaci di utilizzare i device e non comprendono le abitudini giovanili.
Alessandra Rucci afferma che è un dovere dei genitori e dei professori educare al meglio i ragazzi per il digitale e questa a scuola nostra… E’ legge! “Ci vuole molta responsabilità -aggiunge la DS- soprattutto quando si parla di condividere foto o informazioni personali sui social, perché potrebbe essere pericoloso mostrare delle peculiarità strettamente personali sul web”.
Per potersi difendere da questi brutali avvenimenti è necessario conoscere chi/cosa ci troviamo di fronte come nemico: il cyberbullismo è la manifestazione in rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo.
Nella maggior parte dei casi il bullo, o un gruppo di bulli, si vuole sentire superiore rispetto ad un altro individuo, definito vittima, e attraverso vari insulti e intimidazioni porta quest’ultima ad uno stato mentale di totale confusione, solitudine e tristezza. In alcuni episodi estremi la persona, presa di mira, si è addirittura tolta la vita per la gravità e per la costante frequenza di attacchi e offese ricevute; per questo motivo molte associazioni specializzate in questo campo, come Di.Te. e ACBS (associazione contro il bullismo scolastico), provano ad educare o quantomeno a far capire ai ragazzi che il bullismo, o anche un semplice insulto, possono cambiare totalmente la personalità di un adolescente, rendendolo molto più fragile e facendolo sentire solo ed abbandonato.
Per la vitale importanza della diffusione di queste informazioni, il 7 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, che anticipa di qualche giorno il SID (Safer Internet day), 11 febbraio, dedicato ai rischi e pericoli in internet: mettete due nodi al fazzoletto!-)
In questo periodo di pandemia da COVID, poi, il cyberbullismo è esponenziale, perché essendo a casa e utilizzando di più i dispositivi elettronici, i ragazzi si trovano molto sui social o nei videogiochi online. Alcuni giovani si divertono prendendo in giro o insultando persone che non conoscono minimamente, ad esempio nel mondo dei videogiochi, se un gamer è molto forte (allora si dice che è un “pro“), spesso chiama “nabbo”, il giocatore più scarso ed incapace. E questa è solo la prima fase della prepotenza…
Nei social, invece, accadono eventi più pesanti, ad esempio se una ragazza posta una foto in costume, parte subito una catena di insulti a non finire. Altre volte può capitare di peggio: account fake, craccati da hacker, con foto di ragazzi, che però… Non sono loro!
Dato che ora esistono molte più piattaforme per i ragazzi per incontrarsi online o per giocare insieme, sarà molto più complicato risolvere il problema.
Sabato 28 novembre 2020, via webinar, ha preso luogo una giornata formativa aperta agli studenti ma anche a chiunque volesse partecipare, per ascoltare le raccomandazioni e alcune misure, suggerite da specialisti, riguardo il tema delle dipendenze tecnologiche e del cyberbullismo. Questi interventi si incentrano sul sensibilizzare sul fenomeno dell’uso smodato della rete, soprattutto nelle possibilità meno conosciute: sapevate, ad esempio, che chi è vittima di cyberbullismo può chiedere al proprietario del sito internet o del social media di oscurare o rimuovere i contenuti diffusi in rete? Se non si provvede entro 48 ore dalla richiesta, il ragazzo coinvolto può rivolgersi al Garante della Privacy, che interviene direttamente entro le successive 48 ore.
“La prima cosa da fare per contrastare qualcosa, è prendere atto che questa cosa esista: il cyberbullismo è un qualcosa di estremamente concreto della realtà di tutti i giorni” (Rudy Bandiera)[E voi cosa ne pensate? Vi sono mai capitate situazioni simili? Vi sono piaciute le immagini in bianco e nero scelte per illustrare questo articolo? Si trovano a sinistra, ma… Ve ne regaliamo il video intero, parla appunto di dipendenza digitale, ed è firmato dal noto illustratore Steve Cutts: il suo cortometraggio è il video musicale della canzone di Moby “Are You lost in the world like me?”: buona visione e non dimenticare di commentare;-) NDR]
LUCA FILIPPETTI e RAUL PANNI, 3B ESABAC
5 Comments
chiara
Mi sono piaciute molto le immagini in bianco e nero correlate all’articolo, perché mostrano in modo chiaro e preciso quanto questa situazione di dipendenza dalle tecnologie ci stia portando a vivere in un mondo secondario, senza colori ma al contrario in bianco e nero, senza emozioni.
Siamo ormai diventati dipendenti da questa realtà virtuale che ci circonda, non riusciamo più a interfacciarci vis à vis con i nostri coetanei, ma siamo solo capaci ad inviare decine di messaggi senza alcun senso, utilizzati per colmare la nostra noia…
Ci scambiamo post e faccine che ridono, quando in realtà siamo tristi, siamo soli: i social network ci stanno isolando dal resto del mondo; passiamo ore intere nella nostra cameretta, scorrendo su e giù immagini di persone che nemmeno conosciamo, ma io mi chiedo, questo è vivere?
Onestamente invidio quelle generazioni che passavano i pomeriggi al parco con gli amici, ai quali genitori non permettevano di comprare un telefono o un computer, e che perciò erano costretti a divertirsi in altri modi.
Ho riflettuto molte volte sul tema dei social media e su quanto essi possano influenzare positivamente o negativamente la nostra vita da adolescenti e posso dire con certezza che ho trovato più aspetti negativi che positivi. Come scritto appunto nell’articolo il problema del cyberbullismo è tutt’oggi molto diffuso, soprattutto fra gli adolescenti che, purtroppo, essendo imprigionati in questa realtà, non dispongono della sensibilità per comprendere le situazioni e i sentimenti altrui, per questo prendono in giro e deridono i loro coetanei per puro divertimento.
Spero che il fenomeno del cyberbullismo come quello del bullismo possa essere risolto il più presto possibile o perlomeno rallentato, in modo tale che ci possa essere più libertà di espressione nei social, ma anche nella vita reale!
giuliarossolini
Questo articolo ha fin da subito catturato la mia attenzione. Essendo anche io un’adolescente ho sentito parlare fin da quando ero più piccola di bullismo. Crescendo poi, quando mi sono addentrata nel “mondo dei social”: lì ho capito che ancora più preoccupante è il cyberbullismo. Quando si parla di bullismo fisico si intende quello compiuto di persona attraverso insulti, brutti gesti o atteggiamenti sbagliati verso altri coetanei, che spesso avvengono nell’ambito scolastico e sportivo, soprattutto negli spogliatoi. D’altra parte quando si parla di cyberbullismo si incorre in qualcosa di più nascosto: difatti i cosiddetti bulli utilizzano inappropriatamente i media digitali e attraverso una tastiera riescono a ferire le persone; tutto questo perché si sentono ancora più forti e potenti che dal vivo, in quanto coperti da una semplice immagine o da uno schermo.
Leggendo alcune statistiche su google sono rimasta spiacevolmente sorpresa dal fatto che anche nei fenomeni di entrambi i tipi di bullismo sono presenti differenze di genere. Secondo quanto emerge, infatti, dell’indagine realizzata dall’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo su più di 8 mila ragazzi e ragazze, sono proprio quest’ultime le più colpite in rete da atti di bullismo. Secondo la ricerca compiuta il 12,4% delle giovani ammette di esserne stata vittima, contro il 10,4% dei ragazzi. A tutto questo si somma anche la sofferenza causata da commenti a sfondo sessuale, subiti dal 32% delle ragazze contro il 6,7% dei ragazzi. Questi dati sono sconvolgenti! Non è concepibile che ancora nel 2020 esistano al mondo così tante differenze di genere anche in questo ambito e che alle ragazze vengano continuamente dati appellativi volgari, solo per il loro modo di vestire o comportarsi.
Ritengo che il “Web” sia un posto utile ma allo stesso tempo tremendo, in cui bisogna fare molta attenzione a non esporsi troppo. Come cita l’articolo ci sono tante persone che si nascondono dietro nomi falsi e di cui non si posso conoscere la vera identità e soprattutto le intenzioni. A mio parere sensibilizzare nelle scuole su questo tema così delicato e importante è davvero una bella azione; spesso però anche i genitori, soprattutto i meno giovani, dovrebbero essere messi a conoscenza di quanto può accadere ai loro figli che navigano in rete e a volte con troppe libertà.
Sofia Micucci
Questa iper-esposizione al Web mi fa desiderare una scuola e una società depurata da tutta questa tecnologia che personalmente mi sta soffocando. Vorrei tornare presto a leggere libri di carta e parlare con insegnanti in carne ed ossa, interagire con amici che hanno odori e tridimensionalità. Credo che la tecnologia in dosi massicce ci renda più docili, manipolabili, meno brillanti e più depressi. Essere nativi digitali per qualcuno è una grande risorsa: io la vedo come una triste involuzione. I nativi digitali sono bambini di pochi mesi o pochi anni, seduti nel carrello della spesa con un cellulare in mano o con un tablet che li rende docili e tranquilli. Sono bambini che dovrebbero urlare, correre e inventare giochi in compagnia di altri bambini ed invece sono là, soli in compagnia di un colorato device, che li rende nativi digitali. Sarebbe meglio essere prima umani e poi apprendere le cose necessarie per non restare all’era della pietra… numerica!
Lorenzo Lupacchini
La tematica trattata in questo articolo è discussa da molti anni, ma -ahimé- ancora se ne parla frequentemente perché non sembra che le cose stiano cambiando in meglio.
Ormai oggi tutti lo pensano ma in pochi lo dichiarano: siamo dipendenti dalla tecnologia.
Io in primis affermo che i social e tutte le piattaforme in cui ci si può relazionare con altra gente hanno cambiato il mio modo di esprimermi e relazionarmi con gli altri, ma sono consapevole di non essere tra i peggiori dei casi, in cui la persona è più interessata a mostrare la propria immagine sui social, che a vivere la propria vita, e che giudica se stesso e gli altri in base ai like e ai followers sui propri social network.
Mi ha fatto molto riflettere la frase di Steve Cutts all’inizio dell’articolo; ogni volta che in televisione annunciano queste nuove invenzioni tecnologiche come robot che parlano le lingue e svolgono funzioni umane, macchine in grado di guidare da sole, macchinari super-avanzati in grado di sostituire un uomo in fabbrica etc, io sono affascinato ma allo stesso tempo tremendamente impaurito, perché se in un futuro ci saranno tutte queste macchine e robot a sostituire il lavoro degli umani, noi come faremo per sopravvivere senza lavoro? E come faremo a sviluppare le nostre capacità in un determinato tipo di lavoro, se tanto ci sarà una macchina o un robot che lo fa al posto nostro? C’è seriamente il rischio che il mondo venga popolato da generazioni di idioti!
Helena
Mi sono piaciute molto le foto dell’articolo ed anche le immagini del video intero, fotografano la situazione sociale oldierna alla perfezione, nonostante siano volontariamente esagerate e grottesche.
Purtroppo l’avvento delle tecnologie, oltre allo svago e al divertimento, ha portato con sé molteplici aspetti tutt’altro che positivi. Con i social si sono create delle piattaforme così immense, dove chiunque può perdere il controllo e trovare informazioni, foto e video di qualsiasi genere… Ovviamente sono stati creati per divertire, per svagarsi, per evadere dalla realtà, ma hanno acquisito così tanta popolarità da diventare vastissimi e accessibili a chiunque e di conseguenza inevitabilmente si sono creati lati oscuri, dietro ai fini iniziali su cui erano stati fondati. Il cyberbullismo è uno di questi, un fenomeno molto comune nei social network: una qualsiasi persona dietro uno schermo può diventare un bullo. A chiunque abbia un profilo Instagram o Facebook sarà capitato di vedere più di una volta un commento negativo; purtroppo al giorno d’oggi sono diventati praticamente ‘normali’ che neanche ci accorgiamo più e li ignoriamo. Il che non è del tutto negativo, ma fino a che punto arriverà la nostra indifferenza?
Per non parlare di tutti quei siti ‘d’incontri’ ideati per chi cerca un compagno o una compagna. Questi li disprezzo personalmente perché credo che abbiano ucciso la fase più bella in una relazione, quella dell’incontro, del primo “gioco di coppia”, del corteggiamento. Ora è tutto più semplice, con un click, un like, abbiamo già tutto nelle nostre mani. Purtroppo la maggior parte di noi, nuova generazione, siamo dipendenti dai social, il che può danneggiare la nostra salute mentale, cambiare la percezione di noi stessi, causare depressione e così via…
Dovremmo imparare a distaccarci dai social e utilizzarli con cautela, soprattutto non farci condizionare da tutto ciò che vediamo o leggiamo all’interno di essi.