Parole e note fluttuano nell’aria a bordo di lunghissime onde radio e sorvolano, invisibili, le città, fino a giungere dentro le case, scaturendo dagli amplificatori: questa è la magia della radio, che si nasconde dietro quei complessi meccanismi di circuiti, condensatori e bobine, e che fa sì che le melodie e la musicalità delle parole, provenienti da chissà dove, allietino qualsiasi orecchio in ascolto…
La radio, brevettata da Guglielmo Marconi nel 1896, ha acquisito sempre maggiore importanza fino a diventare, seppur non esplicitamente, la vera protagonista della Seconda Guerra Mondiale. Potrebbe sembrare una constatazione azzardata, quasi fuori luogo, ma basta poco per rendersi conto che effettivamente è così. La Grande Guerra, che vede il nostro pianeta diventare teatro di atrocità ed eventi disumani, stende sul mondo una fitta nube oscura.
Sono tempi bui, in cui, per la gente oppressa dagli orrori della guerra e dei successivi totalitarismi, l’unico barlume di speranza viene emesso proprio da quegli apparecchi, grazie alle onde radio e alla corrente che passa attraverso fili e resistenze. E probabilmente il destino della radio era già scritto nel suo DNA, perché sarà proprio la Resistenza ad utilizzarla come arma segreta…
L’essere umano è capace di agire in maniera bestiale, ma per fortuna c’è sempre chi se ne rende conto e riesce a raccogliere il coraggio necessario a reagire. Così avvenne con la Resistenza, che agiva contro le oppressioni, contro l’occupazione nazista, contro il regime fascista… Lo scopo era quello di aiutare gli Alleati, di fornire informazioni essenziali per le truppe, di sabotare vie di comunicazione nemiche e di favorire rifornimenti in segretezza. Come farlo? Ovviamente queste informazioni preziose non potevano essere trasmesse liberamente e allo scoperto; farlo comportava un rischio assoluto.
Inoltre la disponibilità di trasmittenti radio era bassissima, per via della confisca da parte del Governo italiano fascista di tutti gli apparecchi radioriceventi, al fine di limitare al massimo le possibilità di contatto con l’esterno e di un utilizzo opposto al regime delle apparecchiature radiofoniche. Gli unici apparecchi ammessi? Quelli per la propaganda di regime.
Queste restrizioni però, non riuscirono a fermare la brama di giustizia che animava le persone. Alcune trasmittenti riuscirono a sfuggire alla confisca, nascoste nelle soffitte, nei ripostigli, dentro gli armadi. Nelle ore notturne, si faceva scivolare furtivamente un’antenna sopra il tetto e si iniziava a trasmettere. Si utilizzava una sorta di codice: venivano trasmesse frasi banali, solitamente annunci di matrimoni o di battesimi, che anche se intercettati, non avrebbero destato troppi sospetti, ma che in realtà celavano informazioni inestimabili. Gli stessi cittadini che trasmettevano, spesso non sapevano il significato nascosto delle parole che stavano leggendo. Una strategia arguta, quasi infallibile, utilizzata anche nel verso contrario: Radio Londra, paladina di speranza, trasmetteva dall’Inghilterra messaggi diretti ai vari movimenti di Resistenza, per informare sui progressi al fronte, e guidare le azioni di sabotaggio.
Non era facile individuare la frequenza giusta, ma quando ci si imbatteva in queste trasmissioni era impossibile non riconoscerle. L’intro era inconfondibile, e probabilmente gran parte degli ascoltatori non ne conosceva il significato. Le prime note della V Sinfonia di Beethoven, erano state scelte appositamente , alludendo alla lettera V, (ovvero il numero 5 in numeri romani). La lettera V di “Victory” era un vessillo che anticipava lo scopo ultimo, l’obiettivo finale, la vittoria.
I nazisti erano ovviamente a conoscenza anche loro delle trasmissioni clandestine e non potevano permettere che continuassero indisturbate. Istituirono così squadre specializzate, composte da tecnici che -cuffie in testa- intercettassero il seppur minimo segnale e da soldati che scovassero gli apparecchi dei messaggi proibiti per mettere fine alle vite degli speaker ribelli. Ecco come si faceva il “contrattacco radiofonico”: si passava in rassegna tutti gli spettri, alla ricerca di segnali non autorizzati, e quando si trovavano, si eseguiva la triangolazione: si cerca la posizione di un punto ignoto usando due punti noti… Una serie di calcoli, di equazioni, che necessitavano solamente ingegno, carta, penna e un regolo di calcolo. Riuscivano così a scovare le antenne sovversive e a mettere a tacere per sempre le voci portatrici di speranza.
Ma tutto questo non bastò, Radio Londra e le trasmissioni clandestine seguitarono fino alla sconfitta della Germania nazista. I nazisti avevano cercato di tarpare le ali della libertà, di far tacere le voci che hanno avuto il coraggio di portare luce, ma i loro sforzi furono vani.
Mai come nell’ultima trasmissione di Radio Londra, l’intro fu annunciatrice di verità: “sol sol sol mi”, punto punto punto linea, VITTORIA.
VIOLA PIPITONE, 5B ESABAC
8 Comments
Gabriele Sicoli
Questo articolo mi è piaciuto molto perché ha portato alla luce un evento molto interessante: cioè di come le persone, che non volevano rimanere sotto una dittatura, si ingegnassero per aiutare gli alleati a portare la libertà nei propri paesi, occupati dalla tirannia. E’ molto interessante come la radio fosse uno strumento fondamentale per comunicare non solo notizie o per trasmettere pezzi musicali, ma anche lo strumento principale dello spionaggio e un metodo per portare gli alleati alla vittoria. Sono del parere che uomini e donne che riescono ad ingegnarsi in ogni modo, anche nelle situazioni più scomode e difficili, per il bene del proprio paese, sono da premiare per il loro coraggio.
NicoSturani
Questo articolo mi piace molto perché fa luce su un evento storico molto interessante: come le persone, che non vogliono essere governate dalla dittatura, cercano di aiutare i loro alleati stranieri a portare la Libertà nei Paesi, occupato dalla tirannia. La cosa interessante è che le stazioni radio non sono solo lo strumento di base per diffondere notizie o opere musicali, ma anche lo strumento principale per lo spionaggio e il modo per condurre gli alleati alla Vittoria durante la Seconda Guerra Mondiale. Credo che anche nelle situazioni più scomode e difficili, uomini e donne, che fanno di tutto per il bene del proprio Paese, debbano essere premiati per il loro coraggio.
Rossi Ilea
Secondo me, questo articolo è stato molto interessante e coinvolgente, poiché, raccontando un evento storico, purtroppo molto tragico e atroce, si fa luce alla nascita e ai primi utilizzi della radio. Naturalmente, ormai, tutti noi conosciamo la radio come oggetto per ascoltare la musica e le notizie di tutti i giorni, ma pochi conoscono appunto l’importanza che ha avuto questo oggetto durante la Seconda Guerra Mondiale. In più, leggendo questo articolo, si possono imparare e conoscere i numerosi pericoli e la grande forza e tenacia che la Resistenza ha avuto, per poi riuscire nel proprio intento e vincere la guerra. “Onde di speranza, voci di libertà” è scritto molto bene, con un linguaggio semplice ma coinvolgente, e anche il titolo ha subito attirato la mia attenzione.
laura.schiaroli@savoiabenincasa.it
Mi sono volontariamente cimentata nella lettura di questo articolo che ho trovato molto interessante perché mi ha permesso di approfondire l’evoluzione e i differenti usi che la radio ha avuto in passato e che forse oggi non tutti conoscono.
Siamo abituati ad utilizzare la radio come un passatempo, soprattutto per coloro che viaggiano spesso in macchina a causa del loro lavoro e che cercano un po’ di compagnia in qualche programma radiofonico: è veramente curioso sapere che durante i periodi della seconda guerra mondiale la radio aveva un uso del tutto differente!
In un periodo in cui la libertà umana cessava di esistere, in un periodo in cui predominava la paura, sono affascinata dalla tenacia e dall’astuzia di tutti coloro che nonostante la paura di essere scoperti, hanno continuato a lottare, ma a lottare non con il loro corpo, bensì con le loro menti, con l’inganno e l’ingegno, con lo scopo di porre fine ad uno dei periodi -a mio parere- più brutti della storia umana.
Eva Mordenti
NDR: a questo articolo, seguirà una seconda parte, nel filo della cronologia in cui ai lettori come Laura, incuriositi della multifunzionalità di questo mezzo mediatico, saranno illustrati i suoi sviluppi negli anni’60 in Inghilterra con le radio pirata, fino ai ’70 italiani con la diffusione delle radio libere: BUONA LETTURA!
https://www.savoiabenincasa.gov.it/magazine/2021/02/onde-di-speranza-voci-di-liberta-ii-parte/
mattia.marcelliflori@savoiabenincasa.it
Questo articolo mi è piaciuto abbastanza perché fa capire come un oggetto come la radio, che all’apparenza non sembra un’arma, possa cambiare d’utilizzo in un batter d’occhio. Io personalmente utilizzo spesso la radio, prevalentemente quando faccio viaggi e non avrei mai pensato, prima di leggere questo articolo, che potesse essere stato un oggetto così utile in ambito militare!
sofia.moretti
Prima di leggere questo articolo, che dal punto di vista di contenuti mi è sembrato molto diverso dal comune, ho deciso di leggere la seconda parte, che mi ha incuriosito e permesso di cimentarmi nell’epoca descritta, così diversa e piena di oscurità, persino nelle strade…
Nell’articolo vieni citata infatti la Resistenza, questa oltre che un gruppo ribelle ai nazisti, credo sia una parola e cosa significa?
Bhe, innanzitutto nasconde quello che nessuno vorrebbe mai che gli venga tolta, la libertà, un po’ quello che stiamo passando noi, tanto per fare un confronto tra le due epoche! Resistenza corrisponde opporsi ad una forza, cioè significa essere in grado si sopravvivere, in questo caso, alle atrocità della guerra che portano via con sé tante cose, persone, territori, oggetti e tutto ciò che è la vita in generale.
Questo articolo in sé per sé, anche se con poche prole, ci permette di entrare nel mondo, nel loro mondo, di quelle persone che per salvarsi facevano cose illegali e rischiavano di morire, il motivo? La salvezza, la famiglia, la libertà.
Questo tema anche se difficile, credo sia giusto pubblicarlo e far sì che gli studenti dicano la loro, un po’ per sensibilizzare gli altri e un po’ per capire anche un lato della vita meno palese, ciò collegarsi mentalmente al Covid e al periodo particolare che stiamo vivendo. Ognuno con le proprie cause e conseguenze, ma sono due gli scopi: la libertà e la resistenza!
Eva Mordenti
[NDR: e non dimentichiamo il mezzo di salvezza potentissimo, lontano dagli schermi che ci sfiniscono la vista, e “comune” a entrambi i periodi difficili: la radio;-]